giovedì 31 ottobre 2013

Preghiamo

Ogni piccola azione è un avvenimento immenso 
nel quale ci viene dato il paradiso. 
Non importa che cosa dobbiamo fare: 
tenere in mano una scopa o una penna, 
parlare o tacere, 
rammendare o fare una conferenza, 
curare un malato o usare il computer. 
Tutto ciò non è che la scorza 
della realtà splendida: 
l’incontro dell’anima con Dio 
rinnovata ad ogni minuto, 
che ad ogni minuto si cresce in grazia, 
sempre più bella per il suo Dio. 
Suonano? Presto, andiamo ad aprire: 
è Dio che viene ad amarci. 
Un’informazione?… Eccola: 
è Dio che viene ad amarci. 
Andiamoci: è Dio che viene ad amarci. 

Madeleine Delbrel
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Madre Teresa di Calcutta/30

Non curo mai le folle, ma solamente le persone. 
Se guardassi le folle non comincerei mai.
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Angelo Custode/42

La presenza del Signore in te, non lo dimenticare mai, è il segno meraviglioso del suo perdono. 
Tante volte nel corso della tua vita hai meritato di essere abbandonato al tuo destino, ti ricordi? 
Io ho pianto spesso vicino a te. Gesù ti ha risollevato dal bordo dell'abisso un'infinità di volte, grazie al suo amore infinito che gli ha fatto versare il suo sangue fino all'ultima goccia; e grazie anche all'intercessione delle anime privilegiate. 
Fa' lo stesso per altre anime che ti sono affidate. 
Tu non sei un'isoletta sperduta in un oceano di lacrime, ma fai parte della grande comunione dei santi. 
Il Signore vi associa tutti alla sua opera di salvezza dell'umanità. 
"Molti sono i chiamati, pochi gli eletti" (Mt 22,14). 
L'elezione procede da una libera adesione ad un richiamo rivolto a tutti.
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I bambini uccisi

I bambini uccisi nel seno materno sono ora come piccoli angeli attorno al trono di Dio. 

(Madonna di Medjugorje - 3 Set. 1992)
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Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme

Lc 13,31-35 
In quel momento si avvicinarono alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere». Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: «Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme». Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!». 

Probabilmente Erode si serve dei farisei per impaurire Gesù e allontanarlo dal suo territorio. È meglio che questa persona scomoda si trasferisca nella zona di competenza del suo nemico, Pilato. Questi, a sua volta, glielo invierà e gli restituirà il favore. In tale scambio diverranno amici (Lc 23,6-12). La volpe è un’animale immondo. Con questo titolo Gesù bolla l’immoralità di Erode. Gesù lo tranquillizza, illustrandogli la propria attività. Non entra in concorrenza con lui. Non gli insidia il trono. Il suo potere è quello di servire l’uomo liberandolo dal male interno (demoni) ed esterno (malattie). 
Questa è l’attività di Gesù compiuta in pieno giorno. 
L’attività di Gesù è compiuta nell’"oggi" della sua vita terrena. La sua vita volge al tramonto: darà pensieri ad Erode ancora per poco tempo. Il terzo giorno è quello definitivo della risurrezione. 
Il viaggio di Gesù non è mosso dalla paura di Erode, ma dalla volontà del Padre che lo vuole a Gerusalemme dove si compirà il mistero della salvezza. La triplice ripetizione del nome di Gerusalemme è l’espressione di un amore e di una tenerezza infiniti. Gesù non piange sulla propria sorte, ma sulla sua città (Lc 19,41; 23,28 ss).Gli reca più dolore il male dell’amata che non la propria uccisione che avviene per mano dell’amata. È la manifestazione suprema del suo amore. È l’amore dello Sposo che piange il male della sposa che l’uccide. È importante la rivelazione anticipata di questo amore che, pur prevedendo il peggio, si offre senza condizioni. La vista di un Dio che ci ama fino a morire per noi sarà l’offerta estrema d’amore che rende possibile la conversione (Lc 23,48; Gv 12,32). 
L’immagine che Gesù dà di sé, paragonandosi a una chioccia, è la più umile e la più bella di tutte. Richiama le parole di Dio del Sal 91,4: "Ti coprirà con le sue penne, sotto le sue ali troverai rifugio". Esprime la forza della sua tenerezza: l’aquila potente che salva (Dt 32,11) qui si fa chioccia. 
L’amore materno di Dio è tanto forte da renderlo debole, tanto sapiente da renderlo stolto, fino a dare la vita per noi: "Egli infatti fu crocifisso per la sua debolezza" (2Cor 13,4). 
L’ultima frase di questo capitolo lascia ancora aperta la possibilità al ravvedimento. Queste parole si riferiscono all’ingresso di Gesù in Gerusalemme (Lc 19,38), ma soprattutto all’ultimo ritorno di Cristo alla fine dei tempi. Anche i giudei saluteranno questo ritorno, perché allora saranno convertiti (Rm 11,25-31). 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino 31/X/2013

Signore, in questo giorno mi appresto ad affrontare ancora una volta tutte le forze e le persone che vorrebbero influenzarmi, conquistarmi. 
Alcuni mi lanciano le loro reti per interesse: cercano di plasmare in me pensieri e azioni per aumentare il loro potere politico, la loro stima e, soprattutto, le loro ricchezze materiali. 
Anche tu vieni a cercarmi, ma discretamente, senza far rumore. 
Fa' che senta la tua voce nella confusione di suoni e di grida. 
Fa' che distingua il tuo segnale in mezzo al clamore che mi stordisce e alla luce che mia accieca. 
Perché solo con te mi sento sicuro, tu soltanto vuoi davvero il mio bene, tu stabilisci con me una relazione che nulla toglie alla mia libertà e alla mia felicità. 
Perché mi hai procurato la felicità eterna al prezzo della tua stessa vita.
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mercoledì 30 ottobre 2013

Nella tua grande bontà, rispondimi, Signore

Dedichiamo questo giorno alla preghiera per le anime del Purgatorio specialmente quelle più abbandonate per cui nessuno prega mai. 
Eleviamo insieme il pensiero per queste anime che a noi si rivolgono... da quaggiù possiamo sollevare dalle loro pene anime sofferenti e mandarle più presto in Cielo. 
E' bello anche perché rallegra Dio, nostro Padre Celeste, il Cuore di Gesù, Maria Santissima, gli Angeli e i santi; i quali si compiacciono, quando vedono che noi coi nostri suffragi veniamo in aiuto delle anime del purgatorio.
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Legame indissolubile con chi è morto

All'udienza generale di oggi in Piazza San Pietro, il Papa ha parlato “di una realtà molto bella della nostra fede, cioè della ‘comunione dei santi’. Il Catechismo della Chiesa Cattolica – ha detto - ci ricorda che con questa espressione si intendono due realtà: la comunione alle cose sante e la comunione tra le persone sante (n. 948). Mi soffermo sul secondo significato: si tratta di una verità tra le più consolanti della nostra fede, poiché ci ricorda che non siamo soli ma esiste una comunione di vita tra tutti coloro che appartengono a Cristo. Una comunione che nasce dalla fede; infatti, il termine “santi” si riferisce a coloro che credono nel Signore Gesù e sono incorporati a Lui nella Chiesa mediante il Battesimo. Per questo i primi cristiani erano chiamati anche “i santi” (cfr At 9,13.32.41; Rm 8,27; 1 Cor 6,1)”.
“Il Vangelo di Giovanni – ha proseguito - attesta che, prima della sua Passione, Gesù pregò il Padre per la comunione tra i discepoli, con queste parole: «Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (17,21). La Chiesa, nella sua verità più profonda, è comunione con Dio, familiarità con Dio, comunione di amore con Cristo e con il Padre nello Spirito Santo, che si prolunga in una comunione fraterna. Questa relazione tra Gesù e il Padre è la “matrice” del legame tra noi cristiani: se siamo intimamente inseriti in questa “matrice”, in questa fornace ardente di amore che è la Trinità, allora possiamo diventare veramente un cuore solo e un’anima sola tra di noi, perché l’amore di Dio brucia i nostri egoismi, i nostri pregiudizi, le nostre divisioni interiori ed esterne. L’amore di Dio brucia anche i nostri peccati”. Il Papa ha poi sottolineato: “Se c’è questo radicamento nella sorgente dell’Amore, che è Dio, allora si verifica anche il movimento reciproco: dai fratelli a Dio; l’esperienza della comunione fraterna mi conduce alla comunione con Dio. Essere uniti fra noi ci conduce ad essere uniti con Dio, a questo legame con Dio che è nostro Padre. La nostra fede ha bisogno del sostegno degli altri, specialmente nei momenti difficili. E se noi siamo uniti, la fede viene forte. Quanto è bello sostenerci gli uni gli altri nell'avventura meravigliosa della fede! Dico questo perché la tendenza a chiudersi nel privato ha influenzato anche l’ambito religioso, così che molte volte si fa fatica a chiedere l’aiuto spirituale di quanti condividono con noi l’esperienza cristiana. Chi di noi – tutti, tutti! – chi di noi non ha sperimentato insicurezze, smarrimenti e perfino dubbi nel cammino della fede? Tutti! Tutti abbiamo sperimentato questo: anche io. Tutti. E’ parte del cammino della fede, è parte della nostra vita. Tutto ciò non deve stupirci, perché siamo esseri umani, segnati da fragilità e limiti. Tutti siamo fragili, tutti abbiamo limiti: non spaventatevi. Tutti ne abbiamo!”. “Tuttavia – ha proseguito il Papa - in questi momenti difficoltosi è necessario confidare nell'aiuto di Dio, mediante la preghiera filiale, e, al tempo stesso, è importante trovare il coraggio e l’umiltà di aprirsi agli altri per chiedere aiuto, per chiedere una mano: ‘Dammi una mano, ho questo problema’. Quante volte l’abbiamo fatto? E poi, siamo riusciti ad uscire dal problema e incontrare Dio un’altra volta. In questa comunione – comunione che vuol dire ‘comune unione’, tutti uniti, comune unione – in questa comunione siamo una grande famiglia, tutti noi, dove tutti i componenti si aiutano e si sostengono fra loro”.
Il Papa ha infine affrontato un ultimo aspetto: “la comunione dei santi – ha detto - va al di là della vita terrena, va oltre la morte e dura per sempre. Questa unione fra noi va al di là e continua nell'altra vita. E’ una unione spirituale che nasce dal Battesimo, non viene spezzata dalla morte, ma, grazie a che Cristo è risorto, è destinata a trovare la sua pienezza nella vita eterna. C’è un legame profondo e indissolubile tra quanti sono ancora pellegrini in questo mondo, fra noi, e coloro che hanno varcato la soglia della morte per entrare nell'eternità. Tutti i battezzati quaggiù sulla terra, le anime del Purgatorio e tutti i beati che sono già in Paradiso formano una sola grande Famiglia. Questa comunione tra terra e cielo si realizza specialmente nella preghiera di intercessione”. E ha concluso: “Cari amici, abbiamo questa bellezza, la memoria della fede: è una realtà nostra, di tutti, che ci fa fratelli, che ci accompagniamo nel cammino della vita, e ci troveremo un’altra volta lassù, in Cielo. Andiamo su questo cammino con fiducia, con gioia. Un cristiano dev'essere gioioso, con la gioia di avere tanti fratelli battezzati che camminano con noi, e anche con l’aiuto dei fratelli e delle sorelle che fanno questa strada per andare al Cielo, e anche con l’aiuto dei fratelli e delle sorelle che sono in Cielo e pregano Gesù per noi. Avanti per questa strada, e con gioia!”.
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martedì 29 ottobre 2013

Il granello crebbe e divenne un albero

Lc 13,18-21 
Diceva dunque: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami». E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». 

Il brano precedente (vv. 10-17) ci ha presentato il regno di Dio che è già all’opera nel mondo. 
Ora si dice come. 
Agisce nella storia secondo lo stile di Gesù: nella povertà e nella poca considerazione religiosa e politica. Dio realizza il suo disegno con ciò che è piccolo, disprezzato e nulla (cf. 2Cor 2,4ss). Come il chicco di senape, anche Gesù fu preso e buttato sotto terra. 
Ma così divenne l’albero della vita offerta a tutti gli uomini. 
Egli fu preso e nascosto in fretta, come immondo, la vigilia della Pasqua ebraica (cf. Gv 19,31-32). Ma così divenne fermento di novità che lievitò la terra, aprendone i sepolcri (cf. Mt 27,52-53). 
Queste parabole ci aiutano a vedere e a capire il disegno di Dio come lo vede Dio. Come capitò a Gesù, così deve capitare alla Chiesa e al singolo cristiano. Il seme cresce solo se muore (cf. Gv 12,24), produce la vita solo se muore. Mentre tutto il resto, morendo, marcisce per sempre, il seme, morendo, diventa pianta, fiore, frutto. La morte non può vincerlo, ma lo realizza; lo fa essere ciò che è: vita che vince la morte. Il seme è messo sotto terra, il lievito è nascosto nella pasta. 
L’efficacia del regno di Dio non è efficienza umana, ma continuazione della storia di Gesù umiliato, rigettato e sepolto nella terra. L’ostentazione e la grandezza sono contrarie al regno di Dio e rovinano la Chiesa e la sua missione nel mondo. Il lievito che deve fermentare la pasta che è il mondo, è la sapienza di Cristo crocifisso. La pasta del mondo deve passare dal lievito dei farisei (cf. Lc 12,1) a quello di Cristo attraverso la povertà, l’umiltà e l’umiliazione. Diversamente non si fa che intralciare il lavoro di Dio nella storia. Il regno è la comunità di Gesù e degli uomini che vi appartengono. È una piccola realtà che deve affrontare il grande compito di evangelizzare e salvare il mondo, ma non deve perdere la forza aggressiva del lievito, ossia non deve stemperare il messaggio di Cristo. 
Gli uomini che hanno accettato la proposta di Cristo e si sono assunti il compito di far fermentare l’intera umanità, non possono rimanere segregati dal mondo. La comunità cristiana non sempre capisce, o vuole capire, la sua realtà di lievito del mondo, anche perché il prendere coscienza di questa missione non lascia tranquilli nella propria pigrizia, ma sveglia e impegna fino all’estremo delle forze. 
 Gesù non ha guardato l’uomo dall’alto, non si è tenuto fuori dalla società a cui si è rivolto, ma ha cercato di lievitarla dal di dentro. I cristiani ripiegati su sé stessi, come singoli o come gruppi, che incentrano tutto sui propri interessi, anche spirituali, sono la negazione dello spirito e degli intendimenti della parabola del lievito. 
Padre Lino Pedron
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Riposare in te

O Cristo,
tu fai sempre
quello che piace al Padre: 
donaci di fare dell'obbedienza 
una gioia e una libertà di figli.

Insegnaci la preghiera fiduciosa, 
che persiste senza timore, 
che non è mai scoraggiata, 
che desidera la venuta del Regno 
con la sua giustizia e la sua libertà.

Signore Gesù, che dai il riposo, 
insegnaci a riposarci in te. 
Rischiara il nostro sguardo 
con la limpidezza del tuo Vangelo. 
Sei la nostra salvezza, 
sei l'aurora di ogni gioia: 
colma le nostre attese, 
rinnova la nostra vita.
PIERRE GRIOLET

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Angelo Custode/41

Tu non puoi vedere "il Signore dei signori, il solo che possiede l'immortalità, colui che abita la luce inaccessibile, colui che nessuno ha mai visto e che nessuno può vedere" (i Tm 6,15-16). 
Tu non puoi che credere in Lui. 
La tua fede è il tuo unico sostegno, la grazia ne è l'ossatura. Sei giunto a questa crescita spirituale attraverso la grazia e non per i tuoi meriti. 
Nella pienezza della fede dividi generosamente ciò che scaturisce dal tuo cuore; dona, dona ancora, non smettere di donare. 
Ciò che tu dividi è l'amore del Signore.
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Madre Teresa di Calcutta/29

Non sono d'accordo con i modi di agire grandiosi: l'amore deve iniziare dagli individui. Per incominciare a voler bene a una persona è necessario accostarsi a quella persona, entrare in contatto.
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Recitate il Rosario tutti i giorni per la conversione dei poveri peccatori

La Madonna non solo favorisce coloro che pregano il rosario, ma anche gloriosamente premia coloro che con il loro esempio attirano gli altri a questa devozione. 
Alfonso IX (1188-1230), re di Galizia y de León, invogliava tutti i suoi servi ad onorare la Beata Vergine e il Rosario.
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Preghiera del mattino 29/X/2013

Signore, ti prego per il mistero dell'unione intima degli esseri, per il mistero della donna, affinché sia rispettata come un'icona vivente dell'amore materno di Dio per l'umanità, per l'impossibile amore del Padre verso la sua creatura divenuto possibile attraverso l'unione nelle nozze di Cristo con la Chiesa. 
Concedi a tutte le coppie di capire che il loro centro è in te, fonte di ogni amore, di ogni paternità e di ogni vita. 
Mostra loro il significato profondo ed elevato di questa vocazione che li supera.
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lunedì 28 ottobre 2013

Accettiamo di portare con Gesù la nostra croce

Sforziamoci di entrare per la via percorsa da Lui. Ci vuole volontà, amore, prontezza a seguire Gesù con la croce... la via la traccerà Gesù. Ricordiamo che la croce è fonte di salvezza, è fortezza di Dio e la morte fu uccisa dalla croce.Gesù ha accettato la croce per dare a noi la vita; egli si è lasciato crocifiggere per tutti noi. Gesù senza peccato ha pagato i nostri debiti con sofferenze immeritate; e noi peccatori incalliti vorremmo forse ribellarci alla sofferenza? 
Perché l' ammalato non vuoi bere il calice della passione che per primo ha bevuto Gesù suo unico medico? Beato è chi berrà con fede questo calice!
Se porteremo la croce con pazienza, accettando per amore di Gesù pene e fatiche, troveremo grande sollievo e conforto nel percorrere la via che a Lui ci conduce. Ma se rifiuteremo la croce è vera illusione pretendere di salire la via da soli. La croce è il compendio di tutte le virtù. Invece se porteremo con Gesù la nostra croce , essa porterà noi, e ci trasformerà in sorgente di vita. Lui è la speranza degli ammalati, degli angosciati, degli oppressi, dei depressi, è la consolazione per tutte le anime nelle sofferenza.Il ricordo del Sangue di Gesù addolcisce e alleggerisce ogni peso, conforta nella fatica e nell'avversità. Come è dolce il dolore quando è sofferto con Gesù! Sta scritto: "Nel gioco della croce sono riposti i diletti dello spirito" (Mt 11,30".
Sono convinta che solo sulla croce vi sono scambi d'amore perché Gesù dà la sua croce ai suoi veri amici per accostarsi sempre più ad essi.
Accogliamo ogni prova alla luce che sgorga dalla croce, così piaceremo a Dio e avanzeremo nella via della guarigione con il Suo Amore.
Ave Maria e avanti tutta!
Maria M.

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Preghiamo

Spirito Santo, che riempivi di luce i profeti e accendevi parole di fuoco sulla loro bocca, torna a parlarci con accenti di speranza. Frantuma la corazza della nostra assuefazione all'esilio. Ridestaci nel cuore nostalgie di patrie perdute. 
Dissipa le nostre paure. Scuotici dall'omertà. Liberaci dalla tristezza di non saperci più indignare per i soprusi consumati sui poveri. E preservaci dalla tragedia di dover riconoscere che le prime officine della violenza e dell’ingiustizia sono ospitate nei nostri cuori. Donaci la gioia di capire che tu non parli solo dai microfoni delle nostre chiese. Che nessuno può menar vanto di possederti. E che, se i semi del Verbo sono diffusi in tutte le aiuole, è anche vero che i tuoi gemiti si esprimono nelle lacrime dei maomettani e nelle verità dei buddisti, negli amori degli indù e nel sorriso degli idolatri, nelle parole buone dei pagani e nella rettitudine degli atei. 
Tonino Bello
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Madre Teresa di Calcutta/28

Quando non sento far altro che criticare il sistema o le strutture sociali, provo sempre una sorta di dispiacere. 
La mia risposta in tali casi è questa: prima di cambiare gli altri, dobbiamo iniziare a cambiare noi stessi. 
Sì, perché siamo noi che siamo in errore, che pecchiamo e non ci amiamo gli uni gli altri. 
Qui sta l'origine dell'infelicità di tante persone.
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Angelo Custode/40

Il mondo assomiglia alla valle coperta di ossa secche, di cui ebbe visione il profeta Ezechiele (cfr. Ez 37,1-14). 
I discepoli hanno la missione di pregare e di agire affinché lo Spirito ritorni in loro e li rivesta di luce. 
Se essi sono abbastanza numerosi nel pregare e nel trasmettere la Buona Novella, a tutto il mondo, un'armata nuova può sorgere dalla valle delle lacrime che è questo mondo di ossa secche. 
Prendi parte, incessantemente, a questa crociata con la preghiera, l'esempio e l'azione.
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Epistolario di san Pio/41

Vivete, o figliuoli, finchè piace a Dio, in questa valle di miserie con una totale sommissione alla sua santa volontà. 
Vivete tranquilli, fate riposare i vostri cuori dolcemente nella volontà di Dio. 
San Pio
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Ne scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli

Lc 6,12-19 
In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nomedi apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo,Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui uscivauna forza che guariva tutti. 

Gesù ha compiuto la sua prima manifestazione, ha avuto il suo primo incontro con il popolo e le autorità religiose del paese; ora ha bisogno di una lunga notte di riflessione, di preghiera e di contatto con il Padre. L'opera che ha avviato è destinata a sopravvivere nel tempo, per questo egli deve scegliere degli uomini che condividano la sua causa e la portino avanti nei secoli. Secondo il vangelo di Luca, la Chiesa e la sua organizzazione essenziale provengono direttamente da Cristo. 
Gesù sale sul monte per trovare nell'incontro con il Padre la chiarezza necessaria per scegliere i dodici apostoli. Il numero dodici richiama quello dei patriarchi dell'Antico Testamento. Si delinea così la nascita del nuovo popolo di Dio. La preghiera sta all'origine di ogni scelta e azione apostolica di Gesù e della Chiesa. 
Il giorno della Chiesa spunta dalla notte di Gesù passata in comunione col Padre. Ciò non vuole assolutamente dire che le scelte che il Padre e il Figlio fanno, chiamando i dodici e gli altri dopo di loro lungo i secoli, saranno le migliori secondo la nostra logica umana. La struttura portante della Chiesa è zoppicante fin dall'inizio, sempre aperta al tradimento e al rifiuto del Signore. Pietro e Giuda ne sono le figure emblematiche. E tutto questo non è uno spiacevole imprevisto, ma è una realtà che fa parte del progetto di salvezza. Il motivo che spinge la gente verso Gesù è il bisogno di ascoltare la parola di Dio e di essere guarita. 
Come la parola del serpente portò il male e la morte (cfr Gen 3), così la parola di Dio guarisce dal male e dà la vita. C'è infatti una stretta connessione tra l'ascolto della parola di Dio e la guarigione, come tra la disobbedienza alla parola di Dio e la morte (cf. Dt 11,26-32). 
"Il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte" (Rm 5,12) perché l'uomo ha ascoltato il serpente. L'uomo diventa ciò che ascolta. Se ascolta Dio diventa figlio di Dio, se ascolta il diavolo diventa figlio del diavolo. Come la gente di allora, anche noi possiamo toccare e sperimentare la potenza di Gesù se ascoltiamo la sua parola. La parola di Dio infatti "è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede" (Rm 1,16). Infatti "è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione" (1Cor 1,21). 
Padre Lino Pedron
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domenica 27 ottobre 2013

Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C) 
Lc 18,9-14 
Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: «O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo». Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore». Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». 

In questo brano abbiamo due modelli di fede e di preghiera. Da una parte il fariseo che sta davanti al proprio io. Egli è sicuro della sua bontà, giustifica sé stesso e condanna gli altri. Dall'altra il pubblicano che, sentendosi lontano da Dio e non potendo confidare in sé, si accusa e invoca il perdono. 
Il fariseo non sta davanti a Dio, ma a sé stesso, non parla con Dio, ma con sé stesso. La sua preghiera non è un dialogo, ma un monologo. Essa sembra un ringraziamento a Dio, ma in realtà è una strumentalizzazione di Dio per il proprio autocompiacimento. Egli si appropria dei doni di Dio per lodare sé stesso invece del Padre e per disprezzare i fratelli invece di amarli. Se la preghiera non è umile, è una separazione diabolica dal Padre e dai fratelli. È lo stravolgimento massimo: in essa si usa Dio per cercare il proprio io. È il peccato allo stato puro. Il fariseo accusa gli altri di essere rapaci proprio mentre lui sta cercando di appropriarsi della gloria di Dio. 
Accusa gli altri di essere ingiusti, ossia di non fare la volontà di Dio, mentre lui trasgredisce il più grande dei comandamenti: l'amore per Dio e per il prossimo. Accusa gli altri di essere adulteri mentre lui si prostituisce all'idolo del proprio io, invece di amare Dio. 
La religiosità che egli vive è solo esteriore; dentro c'è presunzione, ma anche molta grettezza, cattiveria, arroganza che lo spinge a giudicare con disprezzo il fratello peccatore che ha preso posto in lontananza. Matteo scrive che i farisei assomigliano ai sepolcri imbiancati, belli all'esterno, ma pieni di putridume all'interno (23,27). 
All'esterno il fariseo è un perfetto credente, ma, dentro, i suoi pensieri e i suoi sentimenti sono totalmente diversi da quelli di Dio, che ama tutti indistintamente e in primo luogo i peccatori. Il nostro fariseismo esce proprio tutto e bene quando preghiamo. La preghiera è lo specchio della verità: ci fa vedere che abbiamo dentro tutto il male che vediamo negli altri. Non c'è preghiera vera senza umiltà, e non c'è umiltà senza la scoperta del proprio peccato, anche del peggiore: quello di considerarsi giusti. La preghiera del pubblicano è quella dell'umile: penetra le nubi (cf. Sir 35,17). 
È simile a quella dei lebbrosi e del cieco (cf. Lc 17,13; 18,38); è la preghiera che purifica e illumina. È una supplica con due poli: la misericordia di Dio e la miseria dell'uomo. L'umiltà è l'unica realtà capace di attirare Dio: fa di noi dei vasi vuoti che possono essere riempiti da Dio. 
La fede che giustifica viene dall'umiltà che invoca la misericordia. La presunzione della propria giustizia non salva nessuno. Il giusto non è giustificato finché non riconosce il proprio peccato. Senza umiltà non c'è conoscenza vantaggiosa né di sé né di Dio, e si rimane sotto il dominio del maligno. Se il peccato è la superbia e il peccatore è il superbo, l'umiltà che il vangelo richiede ad ogni credente è quella di riconoscere la propria umiliante realtà di fariseo superbo. 
L'autore dell'Imitazione di Cristo sintetizza perfettamente l'insegnamento di questa parabola: "A Dio piace più l'umiltà dopo che abbiamo peccato che la superbia dopo che abbiamo fatto le opere buone". 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino 27/X/2013

Signore, Dio giusto, tu che sei sempre imparziale, tu che ci hai detto che la preghiera dell'umile attraversa le nubi, guarda noi che come il pubblicano riconosciamo la nostra povertà spirituale e la nostra mancanza di meriti e di virtù, e fa' che ci apriamo alla speranza della tua misericordia e crediamo che la tua giustizia colmerà il vuoto dei nostri gesti.
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sabato 26 ottobre 2013

Preghiamo, preghiamo, preghiamo

Amatissimi, ancora una volta vi invito alla preghiera incessante per gli ammalati nel corpo e nello spirito... nelle condizioni in cui si trovano hanno bisogno del nostro sostegno. Preghiamo anche per gli ultimi, per gli emarginati, per quelli che sono senza lavoro e che sperano in un mondo migliore, per i bambini mai nati e per chi compie l'atrocità dell'aborto, per i sacerdoti tutti i consacrati, i missionari e per quanti si adoperano per quelli che non hanno voce. 
Sono sicura che la Madre Santa ci aiuterà nella preghiera e volgerà il suo sguardo materno su ognuno di loro. Eleviamo un Rosario al Cielo esclusivamente per queste intenzioni e chiediamo a Dio Padre di accarezzare l'anima di tutti i sofferenti con il Suo incommensurabile amore. 
Maria Regina del Santo Rosario prega per noi 
Ave Maria! 
Maria M.
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Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo

Lc 13,1-9 
In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse oro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise , credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: «Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare l terreno?». Ma quello gli rispose: «Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai»». 

Il brano 13,1-5 ci presenta due fatti di cronaca: una uccisione e un incidente. Nel primo caso sono in gioco la libertà e la cattiveria dell’uomo; nel secondo la violenza del creato. Ma il problema è unico: quello della morte che l’uomo vive come un’indebita violenza. Questi due avvenimenti richiamano in modo esemplare ciò che maggiormente scuote la fede del credente: perché Dio permette i soprusi e le violenze, i disastri e i terremoti? 
La storia con le sue ingiustizie, e la natura con la sua insensatezza sembrano dominate dal maligno (cfr Lc 4,6).Il male, continuamente presente nella nostra esistenza, è il problema più rilevante ed è inspiegabile alla ragione. Esso costituisce un problema anche per la fede: la può spegnere o ingigantire. Solo conoscendo i "segni del tempo" possiamo vedere nel male il Signore che vi ene a salvarci chiamandoci alla conversione. Il problema vero della storia non è l’alternanza al pot ere del male, ma l’alternativa ad esso. 
Non basta cambiare i protagonisti: bisogna cambiare il gioco. 
Gesù non condanna Pilato, ma non esalta neppure le sue vittime. Egli vuole portarci a un punto di vista superiore: Pilato e le sue vittime sono insieme vittime dello stesso peccato. Infatti hanno tentato lo stesso gioco: i galilei erano i più deboli e hanno perso. Gesù ha rifiutato come mezzi del Regno quelli del nemico: la ricchezza, il potere e l’orgoglio. La violenza genera sempre altra violenza. 
L’unica arma per vincere tutti i mali è l’amore. 
Lo stesso peccato, presente in Pilato e nelle sue vittime, è presente anche negli ascoltatori di Cristo. Al posto di Pilato si sarebbero comportati come Pilato, al posto dei guerriglieri galilei si sarebbero comportati come i guerriglieri galilei. 
Ma allora dove sta la verità? Essa sta solamente nel conformare i nostri comportamenti a quelli di Cristo che si fa carico del male di tutti. Le calamità naturali non sono una punizione, ma un richiamo alla conversione. Il peccato che ha guastato l’uomo ha sottoposto all'insensatezza anche la natura che aveva in lui il suo fine Si è rotta l’armonia uomo-mondo e ogni evento insensato ci richiama a cercare nella conversione il senso di una vita che il peccato ha esposto al vuoto, al non senso (cfr Rm 8,20). 
Discernere i segni del tempo presente significa leggere ogni fatto come appello a passare dal mondo vecchio al mondo nuovo portato da Cristo. In questo modo il male perde il suo carattere di fatalità e viene dominato dall'uomo che ne sa trarre un bene maggiore: la propria conversione. Il brano 13,6-9 ci presenta la parabola del fico sterile: Questa ci aiuta a leggere la nostra storia alla luce di quel- la di Gesù. La parabola è trasparente. Il Padre e il Figlio si prendono cura dell’uomo e si attendono che egli risponda al loro amore. Ma come il fico è sterile, così l’uomo non fa frutti di conversione (cfr Lc 3,8). Ma Dio accorda una proroga all'uomo e prodiga la sua cura perché fruttifichi e non venga tagliato. 
Il "quest’anno" del v. 8 indica tutti gli anni e i secoli delle generazioni che verranno. È l’anno della pazienza e della misericordia di Dio: "Egli usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi" (2Pt 2,9). Ma non dobbiamo fare come gli "empi che trovano pretesto alla loro dissolutezza nella grazia di Dio" (Gd 4). Non ci si deve prendere gioco della ricchezza della bontà di Dio, della sua tolleranza e della sua pazienza, ma riconoscere che la bontà di Dio ci spinge alla conversione (cfr Rm 2,4). La parabola pone l’accento sulla bontà di Dio. La cattiveria dell’uomo non può impedire a Dio di essere buono. 
Padre Lino Pedron
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Messaggio Medjugorje del 25/10/2013

Cari figli! 
Oggi vi invito ad aprirvi alla preghiera. 

La preghiera opera miracoli in voi e attraverso di voi. 
Perciò figlioli, nella semplicità del cuore cercate dall'Altissimo che vi dia la forza di essere figli di Dio e che satana non vi agiti come il vento agita i rami. 

Decidetevi di nuovo, figlioli, per Dio e cercate soltanto la sua volontà e allora in Lui troverete gioia e pace. 
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
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venerdì 25 ottobre 2013

L'Amore ha il profumo di Nardo non ha prezzo e si realizza diffondendosi

Amore... Amore... energia divina che ci irradia il cuore. Energia che attingi dalla Parola di Dio, dall'Eucarestia, Si, perché il vero Amore lo trovi solo in Dio. Esso è un amore puro, sincero che non mente, amore unico e irripetibile. Perché tu l'hai posto al centro della tua vita. Lui Eterno ed Unico Amore.
Immaginate il Maestro mentre parla a Simon Pietro di gettare le reti per la pesca...e immaginate Pietro che obbedisce perchè è attratto da una forte energia che sprigiona Gesù dalle Sue parole... immaginate il miracolo della pesca che diventa occasione per chiamare i discepoli ad essere pescatori di uomini.
Immaginate i discepoli che lasciano tutto per seguirlo... Che energia c'è nella voce di Gesù... Dio è un contenitore di energia che ti attira e non ti lascia più... è un' energia sublime che dona una pace al cuore a tutto il tuo essere, ti fa sentire sospesa tra cielo e terra. Ecco perché i Santi si offrono totalmente a Dio perché la sofferenza che si ha su questa terra è niente in confronto alla felicità eterna che si attinge da qull'Amore immenso che sgorga come fiume in piena e ti rapisce. Si, lasciamoci illuminare dallo Spirito Santo e condurre per mano dai nostri sacerdoti. Chissà forse un giorno anche noi potremo sentire il delicato profumo di nardo che non ha prezzo e si espande perché fuoriesce dalla voce del Maestro che ci dice: "Non temere, d'ora in poi sarai anche tu pescatore di uomini".
Che Dio possa entrare nei cuori di tutti. 
Maria M.
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Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?

Lc 12,54-59 
Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: «Arriva la pioggia», e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: «Farà caldo», e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo». 

Il lamento che Gesù rivolge all’uomo di tutti i tempi e allo stesso credente, è motivato dal fatto che non mette uguale impegno e diligenza per scoprire i segni del tempo della salvezza quanto ne impiega per prevedere il tempo meteorologico. Dio parla all’uomo attraverso la voce della sua coscienza, attraverso la voce dei suoi inviati, ma anche, e soprattutto, attraverso gli sviluppi e gli eventi della storia. Questi ultimi sono i più trascurati ma, in realtà, sono i più sicuri. 
Gesù richiama i suoi ascoltatori a questa ottica. Bisogna essere più perspicaci e più attenti. Le parole possono ingannare, i fatti, meno. Il tempo di Gesù era il momento culminante della salvezza, perché segnava la fine dei mali fisici e morali, delle oppressioni umane e diaboliche: non potevano esserci dubbi che qualcosa di nuovo stava incominciando nella storia umana. 
La teologia dei segni dei tempi trova il suo inizio in questa breve affermazione di Gesù, ma dopo tanti secoli è ancora così poco capita e vissuta. Conosciamo bene ciò che è utile alla nostra vita animale, ma non ciò che è necessario per la nostra vita eterna. Le liti e le vertenze giudiziarie fanno parte della storia dell’uomo e quindi anche del cristiano. 
Il litigare è una cosa contraddittoria con il comportamento cristiano. Il vangelo non pretende che il cristiano rinunci ai suoi diritti, ma segnala un modo più pratico e ragionevole per farli valere, tentando un accordo tra le parti (v. 57). Per capire chi ha torto o ragione basta un po’ di testa e di buona volontà. Spesso le rivendicazioni nascono dal puntiglio e dall'orgoglio più che da veri torti subiti. 
Mettendo a tacere le passioni sregolate, distaccandosi dal proprio io, dalla propria permalosità e arroganza da ambo le parti, si può risolvere qualunque vertenza. Il ricorso al giudice umano non è detto che sia la via più garantita e più sicura per arrivare a una giusta soluzione. Spesso i verdetti non sono emessi secondo verità o diritto, ma in base alla capacità dialettica, alle manipolazioni della legge e ai cavilli per aggirarla e capovolgerla. Da questa pagina evangelica nasce una profonda sfiducia nella categoria degli avvocati e dei giudici, che è quasi abituale nella predicazione dei profeti (cf. Am 5,10-15; Mi 3,1-4; 7,3; Is 1,26; Sof 3,3; ecc.). 
La sentenza assolutoria o la condanna non scaturiscono, spesso, dall’innocenza o dalla colpevolezza, ma dalla fortuna o dalla sfortuna di aver avuto un difensore più o meno abile. La finale è pessimistica. Una volta presa la via dei tribunali, la conclusione è sempre una: il carcere. Si è litigato per avere ragione, si finisce per avere torto. 
Con la venuta di Gesù è giunto il momento della decisione. 
Ognuno è colpevole davanti a Dio. Si deve approfittare del tempo che precede il giudizio per sfuggire all’inflessibile procedura del giudizio per mezzo della penitenza, della conversione e della riconciliazione con il fratello, prima che sia troppo tardi. 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino 25/X/2013

Signore, noi scrutiamo i segni del tempo ed ecco che si fanno brevi: la salvezza è più vicina a noi che al momento in cui abbiamo creduto. 
La fine è vicina e noi non vogliamo temerla come una catastrofe, ma temere piuttosto che il termine arrivi senza che noi abbiamo perdonato, senza che ci siamo riconciliati con i nostri fratelli e con te. 
Concedici senza sosta questo sentimento d'urgenza e di imminenza della tua venuta affinché, liberati dalle nostre passioni terrene, prepariamo le tue vie tra gli uomini.
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giovedì 24 ottobre 2013

Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione

Lc 12,49-53 
Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera». 

Gesù presenta la sua azione rinnovatrice nell'immagine del fuoco. Si tratta del fuoco del giudizio finale (cfr Lc 3,9) e del fuoco della Pentecoste (cf. At 2,3), perché il giudizio definitivo di Dio sul mondo è il dono dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo è l’amore di Dio per l’uomo, che sgorga dalla morte stessa del Figlio. 
Gesù continua a parlare della sua missione, in particolare del traguardo che lo attende e che egli chiama «battesimo». Il battesimo che egli prevede e desidera è l’immersione nel proprio sangue, nella propria morte. La morte non è un momento facile nella vita di Gesù; essa tiene angustiato tutto il suo animo, come rivelerà nel Getsemani e sulla croce. Il suo desiderio è di arrivarvi quanto prima e così porre fine al su o tormento, ai contrasti e ai conflitti che si alternano nella sua coscienza. Le proposte di Gesù sono incendiarie, non lasciano indisturbati, provocano una rivoluzione in chi le accoglie, ma anche una violenta reazione in chi le rifiuta. 
Sono proposte radicali che chiedono risposte radicali. 
Gesù è il salvatore e il liberatore dell’uomo da ogni sua precedente oppressione, per questo deve provocare divisioni e rivolgimenti nelle strutture sociali e familiari. La scelta di Cristo e del suo vangelo produce reazioni anche violente da parte delle persone a cui il cristiano è legato. Senza esitazione occorre preferire Cristo agli amici e ai familiari. La profezia di Simeone che ha presentato Gesù come «segno di contraddizione» (Lc 2,34) trova anche qui la sua attuazione. La proposta che il vangelo rivolge agli uomini di tutti i tempi è quella di una scelta radicale pro o contro Cristo. E non c’è spazio per i compromessi. Il cristiano urta non solo le situazioni familiari, ma spesso anche le strutture sociali e coloro che le reggono e le dominano a proprio vantaggio. 
La lotta contro di essi è inevitabile quando ci si trova schierati dalla parte di Cristo e del vangelo. L’appartenenza a Cristo esige da noi una vita pasquale di morte e risurrezione con strappi e lacerazioni. Sono i costi della libertà e della vita nuova. 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino 24/X/2013

O Verbo di Dio, sei una spada che taglia i legami ingiusti, che ci libera dalle passioni più sottili, nascoste nelle più piccole pieghe del cuore. 
Tu non vuoi la pace di cui parlano i falsi profeti quando il paese è minacciato dal nemico interno. 
Tu sei venuto per una guerra sterminatrice del male, per mezzo del fuoco del tuo Spirito. 
Quando avrai trionfato, ci apparirai come il Principe della pace dicendoci: "La pace sia con voi".
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mercoledì 23 ottobre 2013

Mani giunte per Giusy

Giusy 36 anni, mamma di due bambini versa in gravi condizioni. 
Qualche mese fa è stata sottoposta a trapianto midollare perfettamente riuscito ed ha potuto riabbracciare le sue piccole creature e suo marito. Successivamente ha avuto il rigetto che ha completamente devastato il suo organismo fino a mettere in pericolo la vita. 
Affidiamola alla misericordia di Dio ricordandoci sempre che Dio ci ama tanto, e si prende cura di tutti noi, pronto a soccorrerci a compatirci.
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A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto

Lc 12,39-48 
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate,viene il Figlio dell'uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: «Il mio padrone tarda a venire» e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più. 

La necessità della vigilanza viene nuovamente ribadita nella parabola del ladro e dalla successiva esortazione. Occorre saper attendere il Signore con lo stesso impegno che si richiede per prevenire un furto: il ladro non manda preavvisi (v. 39). 
Anche per i responsabili della comunità si prospetta la possibilità di un servizio fedele e intelligente o di un comportamento irresponsabile o dispotico. Come nell’assenza del padrone i servi rischiano di addormentarsi, così anche l’amministratore posto a capo della servitù può trascurare i suoi compiti e abusare del suo ufficio di provvedere alla servitù il necessario sostentamento. Il tempo presente richiede un grande senso di responsabilità, perché è gravido di eternità. 
Chi fa dipendere la sua vita dalle cose che ha, considera la morte come un ladro. Chi attende il Signore considera la morte come l’incontro desiderato con lo Sposo. Tutta la vita è una preparazione a questo incontro. L’uomo non è un possidente, ma un amministratore di beni non propri. Tutto ciò che è e ha è dono di Dio, e tale deve restare. L’amministratore fedele e saggio è colui che comprende la volontà di Dio e la mette in pratica. 
I capi della comunità sono responsabili soprattutto di non lasciar mancare il pane, il pane della Parola e il pane dell’Eucaristia. Essi sono servi dei fratelli e della loro fede, non padroni. La ricompensa dell’amministratore fedele e saggio è di avere in dono tutto quanto appartiene a Dio, cioè Dio stesso. Questa è la vita eterna. Ognuno è responsabile in proporzione della conoscenza della volontà di Dio. 
Anche chi crede di aver ricevuto poco, sappia che ha ricevuto tanto, e gli è chiesto e gli sarà chiesto tanto. Il cristiano è chiamato a prendere coscienza seriamente delle sue responsabilità davanti a Dio e ai fratelli. 
Padre Lino Pedron
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Richiesta di preghiera 23/10/2013

Cari fratelli e sorelle in Cristo e nel Cuore di Maria, preghiamo per Luigi, 74 anni, ammalatosi di leucemia (cancro del sangue) ed è pieno di linfonodi. 
Il Signore lo benedica, lo preservi da ogni male (guarendolo, sempre secondo al sua volontà), e lo conduca alla vita eterna. 
Grazie a tutti. 
Sergio.
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Preghiera del mattino 23/X/2013

Signore, tu mi hai dato tanto. 
Che io non sia, nel giudicare, come un bambino, e comprenda con tutto il mio essere che mi sarà chiesto molto. 
Perché quello che tu mi hai dato è una capacità maggiore di misericordia, e io cosa faccio per chi è in prigione e soffre? 
Ciò che tu mi hai dato è la luce che illumina la zona di peccato in me, che tanti altri non vedono e ai quali tu non domanderai niente. 
E io, io non ho imitato la peccatrice in lacrime che si prostrava ai tuoi piedi. Perdonami, mio Dio.
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martedì 22 ottobre 2013

Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli

Lc 12,35-38 
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro! 

L’insegnamento sulla fugacità e insicurezza dei beni terreni del brano evangelico di ieri ha riportato l’attenzione verso il regno di Dio e i tesori del cielo. I cristiani devono tenersi pronti per la venuta inattesa e improvvisa di Gesù. Essa è prospettata ad essi come un punto di costante riferimento per tenere sveglie le loro responsabilità e la loro dedizione al regno del Signore. Gesù è la guida invisibile della Chiesa; nessuno sa quando si manifesterà apertamente, ma tutti sanno che è presente e sollecita la massima collaborazione da parte di ognuno. 
L’insicurezza del ritorno del Signore deve tenere costantemente desta l’attenzione e l’operosità dei suoi cristiani. Il servo fedele deve dare prova di aspettare il suo padrone anche nelle ore insolite, quando normalmente tutti dormono. Il sacrificio può apparire grande, ma la ricompensa sarà ancora più grande. Il richiamo alla venuta del Signore è essenziale nel vangelo. La vita del cristiano è un’attesa del Signore che viene. 
Il credente è colui che sa aspettarlo e sta ad aspettarlo. Egli veglia nella notte del mondo per far risplendere con le sue opere la luce di Dio. La cintura ai fianchi è la tenuta di lavoro, di servizio e di viaggio prescritta per la cena pasquale (cf. Es 12,11). Questo è l’atteggiamento corretto per attendere il Signore. Non bisogna guardarlo in cielo, ma testimoniarlo sulla terra (cf. At 1,11). Il Signore che viene e bussa alla porta è un’allusione all’eucaristia; il Signore si invita a cena a casa nostra: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20). La sua venuta finale è vissuta quotidianamente nella cena eucaristica. La beatitudine del cristiano è vivere una vita pasquale, di cui la sorgente è l’eucaristia (cf. Lc 14,15), dove la storia di Gesù si fa nostro presente e ci introduce nel nostro futuro. 
L’esistenza cristiana è attesa dello Sposo che viene per prenderci definitivamente con sé. Il cristiano non ha qui la sua patria. La casa della sua nostalgia è altrove. Straniero e pellegrino sulla terra (cf. 1Pt 2,11) non ha quaggiù una città stabile, ma cerca quella futura (cfr Eb 13,14). «La nostra patria è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo (Fil 3,20). Il suo ritorno sarà nella notte, figura della morte personale. 
Il credente, giorno dopo giorno, non si stanca del ritardo del suo Signore, non si distrae, non perde la fiducia dell’incontro beatificante con lui. 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino 22/X/2013

Signore, tu sei venuto di notte, e verrai di notte, notte profonda del mondo: "Quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà ancora la fede?". 
Può darsi che sia già più tardi di quanto crediamo, e tu ci chiedi di vegliare in queste tenebre che avvolgono la terra, non dormendo ma restando vigili, spiritualmente svegli, più sicuri della tua venuta che colui che veglia di quella dell'aurora. 
Viene l'ora in cui tutto si svela, in cui strapperai per sempre il velo che ci privava della tua vista.
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lunedì 21 ottobre 2013

Amici di San Pio

Non vi scoraggiate se in principio siete pochi, incominciate e vedrete che le file si andranno sempre piu' ingrossando. 
San Pio. Epist. III
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Preghiera del mattino 21/X/2013

Signore, tu ci rendi giusti per mezzo della fede e ogni volta che mi rivolgo a te nell'intercessione, mi ricordo che tu hai detto che la preghiera del giusto aveva una grande efficacia. 
Io non posso avvalermi delle mie azioni, e neppure della mia fedeltà per reclamare da te qualcosa, ma invoco la tua giustizia, invoco te che vivi in me e mi trasformi a poco a poco in una nuova creatura. 
Tu, dall'interno, fai rialzare ciò che è caduto e raddrizzi ciò che è storto. 
È così che io posso comprendere: "Il giusto vivrà per mezzo della fede".
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domenica 20 ottobre 2013

Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui

Lc 18,1-8 
Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: «Fammi giustizia contro il mio avversario». Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: «Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi»». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». 

Pregare non è facoltativo, ma obbligatorio: è necessario pregare sempre, senza stancarsi (v. 1). Il pericolo di perdersi d'animo è quasi inevitabile nella preghiera, perché l' interlocutore è invisibile e incontrollabile e non si può mai essere sicuri del suo ascolto e della sua risposta. 
A meno che non si creda fermamente che Dio ci ama, nel qual caso tutti i dubbi e i problemi scompaiono. Si può pregare sempre perché la preghiera non si sovrappone alle nostre azioni, ma le illumina e le indirizza al loro fine. Il cuore può e deve essere sempre intento in Dio, perché è fatto per lui e perché lo esige il più grande dei comandamenti: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente" (Lc 10,27). 
La preghiera è importante perché è desiderio di Dio. E Dio-Amore non desidera altro che di essere desiderato e amato. Il nostro peccato, che è lontananza da Di o, si evidenzia soprattutto nella preghiera. La preghiera può essere il momento della noia o della gioia, del disgusto o dell'appagamento della nostra fame e sete di Dio. Tutto dipende dal fatto se amiamo o non amiamo Dio. Per pregare è soprattutto necessario essere umili e sentirsi poveri e bisognosi: "Dio ascolta proprio la preghiera dell'oppresso. 
Non trascura la supplica dell'orfano né la vedova, quando si sfoga nel lamento. Le lacrime della vedova non scendono forse sulle sue guance e il suo grido non si alza contro chi gliele fa versare? Chi venera Dio sarà accolto con benevolenza, la su a preghiera giungerà fino alle nubi. La preghiera dell'umile penetra le nubi, finché non sia arrivata, non si contenta; non desiste finché l'Altissimo non sia intervenuto, rendendo soddisfazione ai giusti e ristabilendo l'equità" (Sir 35,13-18). Se un uomo così perverso, come il giudice della parabola, è capace di esaudire le richieste insistenti della vedova, Dio, che è giusto e misericordioso, non esaudirà prontamente le preghiere dei suoi eletti che gridano a lui giorno e notte, ossia "sempre, senza stancarsi" (v. 1)? Certamente! Anzi, l'intervento di Dio, a differenza di quello del giudice, è repentino ed efficace. Questo brano del vangelo è un invito alla fiducia, all'ottimismo. Dio non ci esaudisce per togliersi dai piedi degli scocciatori, ma perché ci ama. 
L'interrogativo con cui si chiude il vangelo di oggi ci chiede una sempre rinnovata presa di posizione nei con- fronti di Dio. L'apostolo Paolo attendeva con fiducia la morte e il giudizio, perché aveva conservato la fede (cf. 2Tim 4,7). 
Questo è anche l'augurio che facciamo a noi e a tutti. 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino 19/X/2013

Signore Dio, dammi il coraggio e la forza dello Spirito Santo. 
Che io sappia, in ogni circostanza della mia vita, annunciare Cristo. 
O Dio, dammi la tua forza per professare sempre la mia fede in Cristo e per essere sempre testimone dei valori immutabili.
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venerdì 18 ottobre 2013

La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai

Lc 10,1-9 
Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: «Pace a questa casa!». Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: «È vicino a voi il regno di Dio». 

Questo brano di vangelo ci vuole ricordare che anche i discepoli sono stati incaricati e inviati dal Signore ad annunciare il regno di Dio. 
Il numero settantadue ricorda i popoli della "tavola delle nazioni" nel libro della Genesi; capitolo 10, in pratica tutti gli uomini della terra. I missionari di Cristo vanno a due a due per dare maggior credito alla loro predicazione, perché nella testimonianza di due o tre c’è la garanzia di ogni verità (cfr Dt 17,6; 19,15), 
Rispetto all’estensione del campo e del raccolto che si annuncia, il numero degli operai del vangelo è sempre esiguo. Bisogna andare con urgenza e andare tutti. I verbi sono imperativi: "pregate" e "andate" (v. 3). 
La missione degli inviati non è facile, come non è stata facile per Gesù. I messaggeri del vangelo sono per definizione portatori di buone notizie (cfr Is 52,7-9). Gesù li paragona agli agnelli, simbolo di mansuetudine, che devono andare in mezzo ai lupi, cioè in mezzo agli uomini violenti e assassini. Il loro compito è quello di portare a tutti, casa per casa, la benedizione e la pace. Gesù manda i suoi discepoli come il Padre ha mandato lui (cfr Gv 20,21). La missione nasce dall’amore del Padre per tutti i suoi figli e termina nell’amore dei figli per il Padre e tra di loro. 
L’inizio di questo brano di vangelo ci invita a grandi cose: "La messe è molta" (v. 2), cioè tutta l’umanità attende da noi il gioioso annuncio che Dio è Padre e vuole che tutti gli uomini siano salvati. Chi conosce il cuore del Padre è sollecito verso tutti i fratelli. 
Padre Lino Pedron
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Aumenta la nostra fede Signore

Aumenta la nostra fede Signore, come quel granello di senape cresca in noi il grano pieno nella spiga. 

Ascoltare per poi seminare e produrre grano pieno nella spiga. 

Maria M. 
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Sarà chiesto conto del sangue di tutti i profeti: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa.

gio.17-10-2013
Lc 11,47-54 
Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: «Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno », perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l'avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca. 

In questo brano Gesù rivolge ai dottori della legge due rimproveri: 
1) Essi costruiscono monumenti funebri ai profeti uccisi dai loro antenati perché annunciavano la parola di Dio; e intanto cercano di uccidere il più grande dei profeti, Gesù. 
2) Si arrogano il diritto esclusivo di spiegare la Scrittura e di interpretare la volontà di Dio e, di conseguenza, si credono le uniche guide autorizzate che conducono alla conoscenza di Dio e alla vita eterna; e intanto rifiutano Gesù e impediscono che altri lo riconoscano e giungano tramite il suo vangelo e la sua opera, alla conoscenza di Dio e alla vita eterna. 

I rimproveri diretti contro i dottori della legge hanno il loro motivo più profondo nel rifiuto di Gesù. Egli è il profeta di Dio che riassume e supera la parola di tutti i profeti. Egli solo ha la chiave della conoscenza e dà la conoscenza: «Nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare» (Lc 10,22). 
La colpa più grave dei dottori della legge è questa: non solo non riconoscono Gesù, ma impediscono anche al popolo di riconoscerlo. Tutti i difetti e i delitti dei dottori della legge trovano la loro radice nel fatto che preferirono la loro sapienza umana alla sapienza di Dio, manifestata in Gesù. 
I loro padri hanno ucciso i profeti per non convertirsi; i contemporanei di Gesù uccideranno la Parola stessa, il Cristo. La sapienza di Dio è sempre perseguitata e rifiutata, perché è la sapienza della croce, del bene che vince il male portandolo, sopportandolo e perdonandolo. 
Ai contemporanei di Gesù verrà chiesto conto del sangue di tutti i giusti e di tutti i profeti, dall’inizio del mondo. Infatti il mistero dell’iniquità raggiunge il culmine nell’ora della sua passione (cf. Lc 22-23). 
Ma nella passione di Gesù raggiunge il culmine anche il mistero della bontà di Dio. Questo «ahimè per voi» che Gesù rivolge ai dottori della legge è la sua stessa croce, dove porta su di sé la maledizione della legge e paga il conto di ogni nostro delitto. Se il sangue di Abele, il primo giusto ucciso, grida dalla terra a Dio (Gen 4,10), quello di Gesù la lava da ogni macchia. Zaccaria, l’ultimo profeta ucciso, muore dicendo: «Il Signore ve ne chieda conto» (2Cr 24,20ss), Gesù crocifisso dirà: «Padre, perdona loro» (Lc 23,24). La giustizia della legge infatti denuncia e fa vedere il peccato davanti a Dio; la sapienza del vangelo, invece, lo perdona e se ne fa carico. 
I dottori della legge tolgono la chiave della conoscenza di Dio, perché danno l’immagine di un Dio senza misericordia. Stanno lontani loro e tengono lontani anche gli altri. Ma la sapienza di Dio si servirà della loro insipienza: la croce che essi leveranno sarà l’unica, vera chiave per entrare nella conoscenza di Dio. 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino 18/X/2013

Signore, tu ci rendi giusti per mezzo della fede e ogni volta che mi rivolgo a te nell'intercessione, mi ricordo che tu hai detto che la preghiera del giusto aveva una grande efficacia. 
Io non posso avvalermi delle mie azioni, e neppure della mia fedeltà per reclamare da te qualcosa, ma invoco la tua giustizia, invoco te che vivi in me e mi trasformi a poco a poco in una nuova creatura. 
Tu, dall'interno, fai rialzare ciò che è caduto e raddrizzi ciò che è storto. 
È così che io posso comprendere: "Il giusto vivrà per mezzo della fede".
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giovedì 17 ottobre 2013

Richieste di preghiera 17/10/2013

- Cari fratelli e sorelle in Cristo e nel Cuore Immacolato di Maria, vi invito alla preghiera intima e profonda per una nostra sorella nelle fede, è ammalata di un tumore al fegato. Si chiama Maria S., con un figlio. 
Grazie a tutti che Dio nostro padre ci ascolti come nella parabola di Gesù “La vedova e il giudice”. Vi abbraccio tutti. Sergio 

- Cari fratelli, Antonio di Bologna ha bisogno anche delle vostre preghiere affinchè il Signore gli conceda di trovare un lavoro che gli consenta di poter sovvenire alle necessità della sua famiglia. Grazie. Ardea da Trieste
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Preghiera del mattino 17/X/2013

Signore, mio Dio, mentre incomincio questa nuova giornata lodo la tua maestà e la tua bontà paterna. 
Ti ringrazio per la notte passata e ti consacro il giorno che viene. 
Aiutami a essere caritatevole verso tutti, per la tua gloria, per la salvezza della mia anima e per il bene degli uomini. 
Affido alla tue mani, o mio Dio, questo giorno della mia vita.
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